Marzo 13, 2024

Farmaci e Cefalea: aiuto o causa?

  • Il fai-da-te
  • Cefalea da abuso di farmaci e cronicità
  • Cefalee croniche
  • Farmaci e numeri
  • Farmaci e riflessioni

Il fai-da-te

Il fai-da-te con i farmaci è una pratica molto diffusa e pericolosa. Le teorie sui meccanismi disfunzionali che caratterizzano le forme più comuni di cefalea primaria, cioè la Cefalea Tensiva e l’ Emicrania senz’aura, si sono evolute e così anche i farmaci di pronto intervento e di profilassi per contenere e migliorare tali condizioni cliniche. La loro prescrizione è dunque molto specifica.

I farmaci sono una “lama a doppio taglio”. Sono “droghe” che possono aiutare a star meglio e al tempo stesso possono far stare molto male. La visita medica con l’esperto in cefalee serve a escludere la presenza di altri problemi seri, identificare altre eventuali patologie o problematiche presenti e serve per fare una diagnosi medica precisa. In base alla diagnosi si potrà dare l’indicazione più specifica dei medicinali per il quadro clinico globale di quel paziente, in quel momento.

Seguire i consigli degli amici o amiche, genitori o parenti, o peggio ancora, le “dritte” sui social media (facebook) è l’errore peggiore che oggi si possa fare per la gestione della cefalea. Così come pensare che gli analgesici o antinfiammatori siano sempre utili e “poco dannosi”. Migliaia di persone muoiono ogni anno nei soli Stati Uniti per sanguinamenti gastro-intestinali provocati dall’abuso di aspirina!

Il risultato di tale comportamento fai-da-te è uno solo: ad un certo punto, dopo averne provati tanti, i farmaci non ti daranno più alcun sollievo anzi cominceranno ad essere essi stessi il fattore scatenante dei tuoi attacchi! Se infatti bombardi continuamente il tuo sistema nervoso con “droghe” diverse, senza una logica né tempistiche precise, ottieni 3 cose pericolose:

  1. abituazione (cioè “il sistema nervoso si addatta e abitua”),
  2. dipendenza,
  3. effetti collaterali.

Un quadro drammatico a dir poco. Il risultato finale sarà la comparsa di una nuova forma di cefalea : la cefalea da sovrauso di farmaci. A questo punto per “riequilibrarti” e fare nuove terapie dovrai prima “disintossicarti” , quindi passare un altro periodo terribile e doloroso.

La prima cosa da fare è sempre una visita medica specialistica con un esperto in cefalee. Non basta che sia un medico. Troppi medici erroneamente si esprimono sulle cefalee (ad esempio fisiatri, ginecologi e anche odontoiatri).

Cefalea da abuso di farmaci e cronicità

La cefalea da sovrauso di farmaci è la naturale conseguenza di questo comportamento , cioè l’uso esagerato e scorretto di medicine che sregola i nostri naturali meccanismi interni analgesici (del sistema inibitorio endogeno), La MOH Medicine Overuse Headache è una delle forme più riscontrate oggi negli studi medici.

Il sovrauso di medicine fa parte dei fattori di rischio che vanno individuati il prima possibile perchè facilitano la cronicizzazione delle cefalee. Esempi di questi fattori sono: l’obesità, la depressione, l’ansia, i disturbi del sonno, l’ overuse di caffeina, la nausea persistente, l’ allodinia cutanea, altre patologie muscolo-scheletriche (come i disordini cervicali o temporo-mandibolari), alcune sostanze tossiche.

Questi fattori infatti modificano il sistema di adattamento plastico dei cefalalgici in senso pro-nocicettivo (cioè pro-dolore). Quindi si altera negativamente quel sistema multiplo di connessioni neuronali responsabili della modulazione delle esperienze spiacevoli. In parole più semplici: questi fattori facilitano l’esperienza dolorosa e il peggioramento della condizione clinica

 

Cefalee croniche

Le cefalee croniche riguardano 1 paziente su 10 in Italia (dati Agenas 2011) ma comportano i livelli peggiori di frequenza degli attacchi, disabilità e dolore. L’ 80% della spesa sanitaria diretta e indiretta per la cura delle cefalee – cioè praticamente quasi tutta la spesa sanitaria – riguarda le persone con condizioni croniche!

Nel caso dell’Emicrania Cronica – che rappresenta la metà delle cefalee croniche – la sola interruzione dell’uso eccessivo ed errato dei farmaci può far tornare alla forma episodica, quindi meno attacchi e disabilità, nel 50% dei casi!

Questo sovrauso o abuso improprio accadono perché si ignora o si pensa con ben poca attenzione al fatto che la sintesi e il funzionamento dei farmaci siano di fatto una scienza. Tutti dovrebbero tener a mente il fatto che senza farmaci molte patologie e malattie non sarebbero state debellate e oggi saremmo popolazioni dimezzate o ancor più malate. L’assunzione di un farmaco è un atto preciso e serio, non è un gioco e non sono “caramelle”. L’ assunzione dei farmaci ha delle regole. Le molecole e le sostanze in commercio sono state studiate in modo scientifico e specifico per anni.

Le regole fondamentali da considerare e rispettare sempre sono:

  • il dosaggio prescritto,
  • le modalità di assunzione,
  • le indicazioni patologiche,
  • la sicurezza,
  • i tempi di azione e interazione con altri farmaci o alimenti.

Farmaci e numeri

Prendere farmaci a caso fa male così come prendere farmaci specifici a lungo senza monitoraggio e modificazioni. Come del resto bere alcool – che è “una droga legale” – o usare altre sostanze o vivere in ambienti inquinati, mangiando alimenti altrettanto “finti” e “sporchi”, non fare attività fisica etc.

Ogni giorno infatti ognuno di noi assume una qualche forma di “dolce veleno” o “droga” vera e propria e dannosa (fumo, alcool, cibi industriali, zuccheri artificiali etc). Prendere farmaci non va considerato in maniera così drammatica ma in maniera intelligente. Così come occorre riconsiderare il terrore – spesso ingiustificato – per gli effetti collaterali o eventi avversi, che non sono mai automatici perché si verificano in certe condizioni (sbagliando dosi e tempi o mixando con altro per esempio).

Per questi motivi ed altri ancora più tecnici, qualsiasi farmaco non si può e non si deve prendere a caso, non si può prendere un farmaco quando si vuole o perché ce lo dice un amico ma lo deve sempre prescrivere un medico specialista che sia pure ben “aggiornato”.

Purtroppo le farmacie son diventate ahimè supermercati veri e propri. Le preparazioni galeniche così come i generici sono un rarità.

Dal 1917 assumere un analgesico è come prendere un sintomatico per il mal di pancia. C’è un grande problema di consapevolezza individuale, cultura sociale e responsabilità delle istituzioni ben evidenziato durante le ultime giornate informative organizzate al riguardo dalla SISC.

Sappiate che:

  • quasi 3 italiani su 10 usa farmaci con obbligo di ricetta, senza consultare un medico, mentre la metà degli italiani che usa farmaci si ritiene “poco imprudente” e in diritto di farlo!?
  • 8 studenti inglesi su 10 invece non lo sa che l’uso eccessivo di analgesici favorisce la cronicizzazione della cefalea e non vuole comunque modificare tale comportamento.
  • 2 pazienti cefalalgici su 10 che si presentano in farmacia soddisfano i criteri per la cefalea da sovrauso di farmaci e nonostante ciò chiedono farmaci!
  • 8 farmacisti su 10 ogni giorno riceve un’indicazione per farmaci per la cefalea (Hedenrud 2014) e la metà degli stessi addetti (il 48%) non richiede la ricetta!
  • meno del 10% dei farmacisti ha conoscenze corrette in merito ai farmaci per cefalea e il 41% del fatturato farmaceutico sono gli analgesici su cui il guadagno è del 30-40%!
  • la prevalenza della cefalea da sovrauso di farmaci tra il personale emicranico delle farmacie francesi è del 21% cioè 4 volte superiore alla media (Donnet 2009).
  • l’ 80% dei cefalalgici non conoscono ancora la loro diagnosi precisa! Non ce l’hanno!
  • 2 medici su 10 hanno un disturbo di sovrauso di sostanze, soprattutto analgesici (Merlo 2008). Del resto uno dei medici più famosi al mondo nell’immaginario collettivo è il Dr. House, esempio perfetto di professionista geniale ma ahimè “farmacologicamente drogato”!

 

Farmaci e riflessioni

I farmaci sono rimedi chimici artificiali e vanno considerati come un aiuto “temporaneo” – per il periodo della terapia fino al controllo successivo – a patto che siano quelli prescritti da chi ne ha le vere competenze, nelle dosi e modalità nonché sequenze o integrazioni con altri medicinali, corretti per “quel paziente” in “quella” condizione..

Vanno intesi come un “complemento momentaneo” di un percorso più ampio di modificazione e miglioramento del proprio stile di vita. Purtroppo si è ben troppo abituati a “volere” tutto e subito. Spegnere il dolore o i sintomi è una cosa. Prevenire o mantenere i risultati è un’altra. Non si ascolta più il proprio corpo che continuamente manda segnali, soprattutto “in tempi non sospetti”, cioè pre-attacco cefalea.

La stessa esperienza dolorosa per quanto spiacevole ha un suo senso e deve far riflettere.

Non si può pensare di prendere “una pasticca” e risolvere tutti i propri dolori e problemi. Il mal di testa è l’allarme che suona. Ma l’incendio è già divampato e i medicinali sono ora l’acqua per tentare di ridurlo o spegnerlo. Ma cosa ha portato all’incendio? Questa è la prima importante riflessione da fare.

E poi, solo i farmaci possono veramente aiutare?

Occorre dunque cambiare mentalità: ha senso prendere “una pasticca”, in un determinato momento e per un periodo XXX, secondo indicazioni “aggiornate” e ultra-specifiche, al fine di evitare, contenere o ridurre qualcosa di peggio. Questo ha senso e questa “pasticca” deve indicarmela la persona competente.

Ma io paziente devo anche e soprattutto ragionare sui fattori di rischio, i fattori stressor e trigger che perturbano i miei equilibri e facilitano il mantenimento o peggioramento del mio disturbo: gli stress emotivi, i problemi al lavoro, in famiglia, la sedentarietà, l’alimentazione scorretta, i dolori e disordini muscolo-scheletrici cervicali o mandibolari, i problemi visivi, i disturbi del sonno, altre patologie di ogni genere, altri farmaci, la depressione, l’ansia, la rabbia , l’obesità etc etc. E devo decidere di cominciare a modificarli seriamente, uno a uno – ove presenti – per una vita migliore.

I rimedi passivi di medicinali o tecniche varie avranno sempre e solo un effetto temporaneo. Occorre fare delle scelte e intraprendere azioni concrete e attive, cioè di responsabilità e consapevolezza personale, per cambiare veramente le cose.